Cartoline da Montecopiolo: "Quando la neve ci bloccò nel rifugio e ci consolammo con polenta e salsiccia" VIDEO GALLERY

A Montecopiolo è il grande assente degli ultimi anni: il rifugio Eremo del Monte Carpegna. Fino a quattro anni fa quando fu chiuso per problemi strutturali accoglieva migliaia e migliaia di sciatori, escursionisti, ciclisti, vacanzieri, fedeli diretti al santuario che sorge a poche centinaia di metri. «Non mi va di sbilanciarmi», spiega il sindaco del comune Pietro Rossi, «ma se non ci saranno altri inciampi sono sicuro che quest’anno ci sarà il via ai lavori. Mi auguro finiscano prima possibile per renderlo operativo al più presto».
Le origini
Giorgio Parlanti, 64 anni, è istruttore di sci e a Calvillano (l’ultimo centro abitato prima dell’eremo) gestisce un negozio dedicato alla montagna con noleggio di ciaspole e sci (ne ha oltre un migliaio). Quando aveva 8 anni ha visto il papà lavorare al cantiere che costruiva il rifugio e dal 1966 la sua famiglia ha gestito lo storico punto di ristoro capace di rifocillare centinaia di persone in un giorno. «Era diventato la nostra casa», racconta. «Un po’ alla volta sono arrivare le piste da sci e gli impianti. Mia mamma in cucina era sempre al lavoro. Poteva arrivare all’improvviso una comitiva di 250 persone e lei era in grado di farli mangiare. Aveva sempre il matterello in mano. Ricordo che una volta, a inizio anni Settanta, una domenica pomeriggio arrivò una forte tormenta di neve. Rimanemmo bloccati al rifugio in 29. Con noi c’era anche una donna incinta al settimo mese. La sera organizzammo delle partite a carte e una tombola. Mia madre a mezzanotte ci portò la polenta con la salsiccia! Il giorno dopo arrivarono i soccorsi a liberare la strada. Lassù ogni cosa anche semplice diventava una gioia. Spero che il rifugio apra presto».
Il bar di Calvillano
La chiusura del rifugio si fa sentire per tutti.
Veruschka Cangiari dal 1997 è al bar di Calvillano, punto di passaggio obbligato per chi sale all’eremo. «Ormai in paese saremo 110, quasi tutti sono anziani. La chiusura del rifugio per noi è stata una mazzata perché portava molto movimento: escursionisti, ciclisti, sciatori o anche d’estate persone che cercano un po’ di fresco». La tanta neve non fa paura. «Quest’anno abbiamo avuto un metro e mezzo di neve ma le strade le hanno pulite subito. Anche nel 2012 quando il manto bianco da noi ha toccato i 4 metri, non siamo stati chiusi un giorno».












