Cannabis terapeutica, a Rimini nasce una Lega per promuoverne l'uso

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Le associazioni che aiutano i malati ad avvicinarsi all’uso terapeutico della cannabis, sono ancora poche in Italia, nonostante dal 2006 i medici possano prescrivere preparazioni contenenti sostanze attive. «La cannabis terapeutica può essere prescritta, con i costi di approvvigionamento a carico del paziente, da un qualsiasi medico per qualsiasi patologia per la quale esista letteratura scientifica accreditata», spiegano ad esempio dall’associazione Luca Coscioni. «Ma siamo ancora agli albori. Oggi, però, nasce a Rimini la Lega nazionale per il diritto alla cannabis terapeutica», dice uno dei fondatori e presidente dell’associazione, l’avvocato Marco Bosco del Foro di Rimini.

Avvocato si tratta di un percorso che nasce da un’esperienza personale?

«Esattamente e sono fiero di annunciare la nascita di una associazione senza scopo di lucro che possa essere di aiuto in un campo minato quale quello della prescrizione e assunzione della cannabis terapeutica. Abbiamo appena terminato di scrivere lo statuto dell’associazione che prevede ovviamente un comitato scientifico. Hanno già aderito Simone Martini, specialista nella medicina del dolore e Ubaldo Cecchini, medico legale. L’approfondimento sui benefici medici dell’uso antalgico del Thc hanno portato sempre maggiori riscontri sulle grandi capacità della cannabis. Mio malgrado sono stato costretto a documentarmi ampiamente a causa della malattia che mi ha colpito, l’osteonecrosi vascolare asettica ad entrambi gli arti inferiori. Il dolore sofferto è simile al dolore di una frattura ossea solo che lo stesso viene avvertito costantemente. È una tipologia di dolore che può essere affrontato solo con farmaci ad effetto stupefacente ed infatti mi è stato prescritto l’ossicodone, che è un farmaco appartenente alla classe degli antidolorifici oppioidi; per rendere l’idea è più potente dell’eroina. Così ho studiato, mi sono documentato e ho visto che oggi c’è abbastanza letteratura scientifica da poter approfondire l’argomento».

Che cosa ha scoperto?

«Ho capito che esiste un prodotto di origine naturale con zero controindicazioni che ha una efficacia superiore agli stessi derivati dell’oppio. Questo prodotto non solo è utilizzato per molte patologie, ma la sua prescrizione può avvenire anche attraverso i medici di base su carta bianca».

Questo, però, avvocato lo spiega anche l’associazione Luca Coscioni, basta consultare il sito on line. La cannabis terapeutica è possibile in Italia da anni .

«Sì è vero ma non è così facile accedere alle cure. Ciò che tuttavia ho approfondito ulteriormente, infatti, è che vi è ancora una ridottissima percentuale di accesso a tali cure. Di qui l’idea di una Lega dei malati cui poter offrire assistenza nell’accesso a tali cure soprattutto anche attraverso la divulgazione scientifica. È bene chiarire che un malato non può nemmeno essere soggetto alle applicazioni di cui all’art. 75 dpr 309/1990, quindi alla segnalazione alla Prefettura. Poiché lo scopo terapeutico impedisce la detta applicazione così come non è l’assunzione del Thc direttamente ricollegabile alla guida sotto l’effetto di sostanza stupefacenti, ma deve essere avvenuta in concreto l’assunzione e la guida sotto l’effetto della detta assunzione entro breve tempo. La sola assunzione nulla dice circa la persistenza degli effetti alla guida. Ovviamente stiamo parlando di Thc consentito per legge sotto lo 0,6%. Ad ogni modo per i malati non vi sono rischi di ritiro della patente salvo che gli stessi evitino la guida sotto l’effetto stupefacente».

Cosa sta facendo quindi ora la sua associazione?

«La Lega nazionale per il diritto alla cannabis terapeutica ha stretto partnership con professionisti medici esperti della materia al fine di fornire ai propri iscritti tutto il supporto necessario del caso, comprese anche eventuali prescrizioni mediche oltre a tutta la tutela legale del caso. Abbiamo già istituito un centralino (379 2855241) e chi dovesse aver bisogno di assistenza può telefonare per avere informazioni e assistenza gratuita».

Sul fronte sanità pubblica come funziona oggi in Italia?

«Pochi sanno ad esempio che il prodotto della Bedrocan, che produce cinque varietà di cannabis diverse con Thc, viene fornito gratuitamente dagli ospedali sotto forma di erba da fumo, poiché si è scoperto che l’unica modalità di assunzione efficace è attraverso la combustione ed il fumo che ha effetti curativi certi. Le compresse o gli oli che invece non hanno dimostrato efficacia. Si auspica che una maggiore informazione sulle capacità curative della canapa sativa, ossia una varietà di pianta delle cannabis, possa indurre il Governo ad una riforma integrale sulla disciplina degli stupefacenti liberalizzando l’uso della stessa. Il mondo sta andando nella direzione opposta al proibizionismo. Capisco si tratti di un argomento molto difficile che comporta piani diversi di responsabilità, morali e sociali, ma non si può ignorare una parte di malati che troverebbero giovamento da tali terapie. Si tratta di garantire una qualità della vita, il più normale possibile, a persone schiacciate dal dolore costante che è invalidante sia fisicamente che psicologicamente. Quindi la speranza è che venga adottata una legge come quella californiana dove la liberalizzazione sta avendo il successo sperato».

Nel frattempo però cosa state facendo?

«Nella speranza che ciò accada, con l’associazione abbiamo avanzato richiesta di finanziamento europeo per la costituzione di una impresa agricola al femminile per la coltivazione della canapa terapeutica in vista di una eventuale autorizzazione sanitaria, considerando che ad oggi in Italia queste produzioni sono esclusiva dello Stato e presso la Caserma militare di Firenze nucleo chimico-fisico».

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