Franco Peroni, il Rimini è ufficialmente passato di mano: che giudizio dà dell’operazione e dei nuovi proprietari del Rimini?
«Sui nuovi proprietari non do giudizi perché io della nuova compagine societaria conosco solo Angelo Sanapo e Maurizio Panunzio. A loro ho raccontato l’attività svolta sul Rimini, mi sono sembrati molto attenti su come sia andata la conduzione del Rimini Fc. Con loro ho fatto una presentazione di tutti i dirigenti ed i collaboratori precedenti, ho iniziato da loro, per rendere onore al lavoro che hanno svolto, senza parlare di me. Io credo fondamentalmente solo nel lavoro di squadra, per me non esiste io, ma noi, il soggetto propositivo è il Rimini Fc».
Come si è svolto questo lavoro di presentazione e quali risultati ha portato?
«Ho voluto presentare dirigenti, responsabili e collaboratori mettendone in evidenza i loro punti di forza, ho messo in sicurezza il loro rapporto di lavoro, del resto non era opportuno iniziare tutto da capo. Anche io ho fatto cosi, mantenendo purtroppo alcune posizioni, anche se non mi sembravano giuste. I nuovi proprietari vogliono portare avanti una forma particolare di calcio, sono particolarmente attenti agli equilibri umani e professionali della gente che lavora con loro».
C’è un ma…
«Mi pare che in ogni ruolo i responsabili di settore, seppur confermati, saranno affiancati da uomini della proprietà. Non mi sembra questo il concetto di benefit che vogliono perseguire, ma più una gestionale padronale, ma non esprimo giudizi più di tanto».
Perché nel nuovo Rimini non c’è più Franco Peroni?
«Mi è stato espressa fiducia ed apprezzamento per il lavoro svolto e un giudizio ottimo sull’operato. Ma ho capito che il ruolo di direttore generale era ambito da qualcuno del loro gruppo. Io non me la sono sentita di fare il direttore marketing come mi è stato proposto. In questi anni ho ricoperto ruoli di responsabilità, soprattutto nelle relazioni istituzionali, mi è sembrata una retrocessione che penso di non meritare. Ho ereditato un Rimini senza un progetto e uno spartito: ho scritto lo spartito e ho creato rapporti con le istituzioni. Il Rimini aveva 150 abbonati e ora ne ha quasi 1.900. Ho lavorato sulle strutture sportive, l’assegnazione della Gaiofana ora è pronta per poter essere realizzata, ho lavorato un anno e mezzo sottotraccia per il potenziamento dei distinti e il progetto del nuovo stadio. Oggi restituisco un Rimini completamente diverso, con un’autorevolezza importante, soprattutto dentro la Lega Pro. Ringrazio Comune, questore e prefetto. Il questore ci ha dato fiducia sullo stadio pieno con il Cesena, così come è stata fatta senza limitazioni la trasferta a Pesaro. In questi anni mi sono trovato a spiegare tante cose sulla realtà Rimini».
Lei in questi due anni ha svolto un ruolo importante per strutturare e rendere solida la società, ha anche cercato nuovi partner: in che settori pensa di aver svolto al meglio il suo compito e in quali, invece, ritiene di non aver raggiunto gli obiettivi prefissati?
«Penso di aver svolto al meglio il mio incarico nell’apertura di un rapporto improntato sulla fiducia con i tifosi e le istituzioni, Questura, Prefettura, Amministrazione Comunale, Lega Pro, gli sponsor, utilizzando metodo e continuità. Con gli sponsor abbiamo realizzato la quantificazione dei punti contatto, abbiamo dato continuità al progetto. Dove invece non sono riuscito bene è stato nel garantire il futuro a me stesso».
Nella prima conferenza stampa di presentazione non ci sono stati ringraziamenti per quanto da lei fatto: solo una dimenticanza?
«Non dovreste fare a me questa domanda, ma ai nuovi. Forse è stato riservato più spazio alla presentazione del nuovo tecnico e forse ci sarà più tempo nella presentazione del nuovo organigramma. Indipendentemente dai ringraziamenti in questi due anni al Rimini ho appreso e imparato tanto, così come penso di aver dato molto. Spero che la mia continua ricerca di professionalità, partita il giorno dopo il mio insediamento, prosegua. Ricordo che il presidente Rota voleva fare il ripescaggio in Serie C, invece io ho chiesto che prima si formasse la dovuta professionalità, il campionato di Serie D è stato stravinto perché davamo un’immagine di professionalità».
Secondo lei che strada ha intrapreso ora la società?
«Non ho capito quale sia la strada e su questo mi sento di mettere molto in guardia le persone che arrivano. A Rimini chi arriva deve dimostrare di tenere, di convincere. Consiglio la nuova società di utilizzare questa headline, noi abbiamo vinto e convinto».
Ha rimpianti particolari?
«Non in particolare, ogni cosa che ho fatto mi ha insegnato qualcosa».
Cosa farà adesso?
«Provo a non pensare al Rimini, ma questa cosa ti entra sottopelle e non dovrebbe essere così, io sono un manager e questa dovrebbe essere una situazione asettica. Purtroppo non è così».