Ospiti in un albergo, si sono trovati senza una camera, senza un tetto, senza un posto dove stare. Nel giro di poche ore. Sette madri e otto bambini, tutti profughi dall’Ucraina. Una situazione di emergenza che ha fatto scattare il passa parola e una valanga di generosità, ma soprattutto ha messo in moto la polizia che, arrivata sul posto, ha attivato anche la prefettura e si è arrivati a un dietrofront: tutto il gruppo inizialmente “sfrattato” è tornato sui propri passi dentro le stanze dell’hotel Sissi.
Al riparo dalla guerra
E’ in quella struttura due stelle di Rivazzurra, in via Catania, che il gruppo di profughi aveva trovato rifugio poco più di una settimana fa, riuscendo a trovare riparo dagli orrori della guerra. Una parentesi di serenità che però non è andata avanti a lungo. I titolari dell’albergo, Mattia Ricci e Artur Sheshi, hanno chiesto a madri e bimbi di andare a registrarsi in questura per potere accedere a tamponi, green pass e rientrare nei successivi contratti per essere accolti, con relativo pagamento dello Stato agli albergatori ospitanti. Nulla da fare. Dmytro Payusov, dell’associazione People for Ukraine che ha messo in contatto i profughi con le strutture, spiega che «la situazione non è facile, il lavoro della questura è enorme e ogni mattina non tutti riescono a farsi registrare: ci sono una cinquantina di tagliandi ogni mattina e le pratiche fatte sono meno delle persone che si presentano, ma non si possono dare colpe a nessuno di questa situazione che si è creata».
Tampone fatto , ora i contratti
Così il tempo è passato senza che nulla cambiasse e ieri i titolari dell’hotel hanno “forzato la mano”, decidendo di dare il commiato ai profughi ucraini. Lo stesso Dmytro chiarisce: «Loro non vanno accusati di niente, la situazione non è facile per nessuno, per fortuna l’intervento della polizia è stato risolutivo, perché stiamo parlando madri e bimbi piccoli». Questura e prefettura si sono mosse riuscendo a trovare una soluzione in tempi brevi: al gruppo è stato fatto il tampone e oggi sarà registrato per riuscire a uscire dalla “zona d’ombra” e rientrare nelle assegnazione delle camere.
La gara di solidarietà
Intanto il tam tam di questa situazione di disperazione, che stava per travolgere mamme e bimbi, ha fatto nascere una catena della solidarietà: privati e titolari di alberghi si sono mossi per dare un nuovo posto ai profughi. Che però già all’ora di pranzo sono riusciti a riprendere possesso delle loro camere dopo che i titolari del Sissi hanno parlato con agenti e prefettura. E proprio lì dentro, in albergo, ora resterenno al caldo, in attesa di una nuova sistemazione.