Bergamini, la fidanzata segreta: «La sua ex era una stalker»

«C’è qualcuno che mi vuole male». Sono queste le parole che Denis Bergamini avrebbe pronunciato al telefono alla fidanzata pochi giorni prima di essere ritrovato morto sulla statale 106, nel comune calabrese di Roseto Capo Spulico, il 18 novembre del 1989. Un “cold case”, quello della scomparsa dell’ex calciatore del Russi, originario di Argenta, che è riemerso nella giornata di venerdì con la testimonianza di Roberta Alleati, sentita nel corso del processo che si celebra davanti ai giudici della Corte d’assise di Cosenza.
Russiana di nascita, la donna – oggi infermiera del 118 a Canazei – non ha infatti mai creduto all’ipotesi del suicidio di Denis Bergamini, che le aveva chiesto di sposarlo durante l’estate e stava progettando il suo rientro al Nord così da poter vivere insieme. Di fronte al collegio giudicante presieduto da Paola Lucente, con a latere il giudice Marco Bilotta, Roberta Alleati in aula ha ricostruito gli ultimi mesi di vita del calciatore. «Io e Donato – racconta, come riportato dalla testata Calabria7 – abbiamo avuto una prima relazione durata circa cinque mesi nel 1983, quando io avevo 17 anni. La nostra storia era stata ostacolata dalla dirigenza del Russi, la squadra del mio paese, che non voleva che lui si distraesse e allora decidemmo di lasciarci. Ci vedevamo da amici quando veniva a fare gli allenamenti, poi è partito per Cosenza e non ci siamo più incontrati».
Dopo qualche anno, però, le loro strade si intrecciano ancora, e sboccia di nuovo l’amore. «Nel maggio 1989 – continua – ci siamo incrociati per strada per caso e poi lui è venuto a Russi a cercarmi. Era tornato perché aveva avuto un infortunio e abbiamo iniziato a frequentarci, ma nessuno sapeva che eravamo una coppia. La storia è rimasta segreta. Mi raccontò che aveva avuto questa fidanzata a Cosenza della quale si era disinnamorato perché era pressante, ossessivamente gelosa: in sintesi, si trattava di una storia che si era chiusa per sfinimento».
La persona in questione era Isabella Internò, al momento accusata di omicidio volontario pluriaggravato. «Diceva che anche se non stavano insieme se la trovava sempre davanti, a casa di amici o in giro: insomma lo stalkerizzava. Ripeteva che lei non lo lasciava vivere, lo soffocava. Non aveva libertà di muoversi perché lei appariva sempre all’improvviso con una scusa. Telefonava perfino alle mogli degli altri calciatori per chiedere informazioni su Denis e si appostava sotto casa sua».
Questo però non frenò Bergamini, intenzionato a coronare la sua storia d’amore con la Alleati. «Nel corso dell’estate mi chiese di sposarlo e ovviamente io accettai: era il mio primo grande amore. Avevo pianificato un viaggio nel settembre 1989 però lavoravo per il 118 e non ero riuscita a partire: l’idea era di andare a Cosenza a festeggiare il compleanno il 5 dicembre. L’ho sentito l’ultima volta al telefono due giorni prima della morte, era turbato perché mi confessò che c’era qualcuno che gli voleva male dopo aver lasciato Isabella. Ma mi disse che avrebbe risolto e tornò sereno. Mi salutò dicendo che mi avrebbe dedicato un gol e “ti amo” furono le ultime parole».
Il 24 novembre del 1989, qualche giorno dopo la morte di Bergamini, la Alleati scrisse una lettera ai genitori del calciatore, nella quale rese nota la relazione. «Loro mi contattarono e chiesero se fossi disponibile a essere interrogata per riferire quello che avevo scritto. Ero disperata. Non accettavo l’ipotesi del suicidio, era una versione era assurda: lui aveva una gran voglia di vivere, avevamo progetti insieme, neanche la sua famiglia era convinta che lui si fosse tolto la vita».