Bancarotta alla Grotta di Russi: 6 anni e 4 mesi a Melandri

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A cinque anni di distanza dal fallimento dell’azienda vinicola Alla Grotta di Russi, si è chiuso il processo con rito abbreviato nei confronti di Vincenzo Secondo Melandri. L’imprenditore 52enne, noto negli anni del successo come “il Re del vino”, è stato condannato a 6 anni e 4 mesi per bancarotta fraudolenta. Una pena inferiore di due mesi rispetto a quella chiesta dal sostituto procuratore Lucrezia Ciriello, che aveva proposto anche la condanna a 3 anni per una componente del collegio sindacale, che ieri è stata assolta dal giudice per l’udienza preliminare Janos Barlotti. Già rinviati a giudizio, i restanti quattro imputati che negli anni di attività avevano ricoperto varie posizioni direttive, affronteranno invece il processo davanti al collegio penale.

I fatti riguardano la gestione della società dichiarata fallita il 21 luglio del 2016. Melandri, secondo l’accusa, sarebbe stato amministratore di fatto dell’azienda, formalmente intestata al nonno all’epoca ultranovantenne, deceduto nell’agosto del 2012. L’imprenditore, difeso dagli avvocati Ermanno Cicognani e Antonio Vincenzi, era accusato di avere riportato nelle scritture contabili fatture emesse a fronte di operazioni inesistenti. Avrebbe inoltre manipolato dati di giacenze di magazzino, falsando quantità e qualità effettivamente stoccati, senza riportare inoltre in contabilità i documenti di trasporto. In definitiva, secondo l’accusa, la gestione dei conti sarebbe stata portata avanti nell’intento di rendere impossibile la reale ricostruzione del patrimonio o del movimento d’affari.

Cifre da capogiro quelle rendicontate nel capo d’imputazione: fatture annuali emesse nei confronti dell’azienda vinicola, che variano dal milione di euro fino a superare i 5 milioni. Nel fallimento gioca un ruolo importante anche la Romagna Vini Import Export srl, creata alla fine del 2010 e risultata priva di qualsiasi struttura operativa. Secondo gli inquirenti il suo compito sarebbe stato quello di ottenere il rimborso di un credito iva che la società Alla Grotta non sarebbe stata in grado di incassare, a causa del contenzioso in essere con l’Agenzia delle Entrate. Un’operazione ritenuta fraudolenta, che avrebbe portato a una totale svalutazione dei crediti vantati e a una perdita (per il solo bilancio del 2014) di oltre 8,1 milioni di euro.

Melandri è anche stato condannato all’interdizione dai pubblici uffici per 5 anni. Non potrà esercitare alcuna impresa commerciale, né rivestire incarichi direttivi d’impresa per tutta la durata della pena. La coimputata, componente del collegio sindacale (assistita dall’avvocato Francesco De Angelis), è stata assolta perché, secondo il giudice, i fatti che le sono contestati «non costituiscono reato».

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