Automobilismo, Minardi: "L'Alpha Tauri cambierà nome, ma resta a Faenza"

Gian Carlo Minardi si gode l’abbraccio di migliaia di appassionati di corse e si stupisce del fatto che molti non fossero ancora nati o quasi, quando la sua scuderia passò di mano, prima all’imprenditore australiano Paul Stoddard poi alla Red Bull, per diventare Toro Rosso e Alpha Tauri. A Faenza c’è ancora il reparto corse di Formula 1 ed il suo sogno continua a vivere. A 75 anni di età, presidente di “Formula Imola” e consulente Aci Sport, lo incontriamo sabato sera e gli chiediamo di farci un bilancio: «Attendiamo di avere i dati in mano» risponde. Ma il successo di questa settima edizione del Minardi Historic Day è notevole e già evidente dopo il primo dei due giorni: tante monoposto di Formula 1 e prototipi di fascino in pista e migliaia di appassionati nel paddock.

Soddisfatto?


«Direi che la manifestazione è un tuffo nella storia che ha messo radici e sta crescendo di anno in anno. Abbiamo raggiunto il massimo della disponibilità per gli slot (i turni in pista dei vari partecipanti quasi 500, ndr) e per l’omologazione della pista non possiamo andare oltre. Un motivo di soddisfazione non solo quantitativa, ma anche qualitativa, ci sono delle macchine bellissime e celebri».


Nei box brillano le Ferrari di Villeneuve, Prost, Berger e Alesi, alcune McLaren e Lotus, Arrows, Osella, Alfa Romeo, March, Wolf, Shadow, Porsche prototipo e March, oltre ovviamente alle Minardi. Chi si aggira ritrova la macchinina con cui giocava da bambino, la monoposto del proprio idolo, la compagna di tante sfide sognate. Un viaggio per chi è già maturo e non solo, vero?

«Quello che è affascinante è l’avvicinamento di tanti giovani a questo sport che ha subìto degli alti e dei bassi ed ora vive un momento di grande audience. È importante che i giovani si interessino al passato, perché senza non ci sarebbe né presente né futuro. Vedere i ragazzi interessati a questo tipo di vetture ed a questo spettacolo che non è competitivo, ma di divertimento è molto bello».


In effetti si può sostare a pochi metri da una Formula 1, godere dell’accensione, sentire il rombo che sovrasta tutto e fa vibrare l’animo. È stupendo.


«Per chi ha la mia età è così, non so per gli altri. Visto l’interesse che c’è abbiamo colpito nel segno».

Manca Pierluigi Martini, anche se è presente la sua Scuderia dell’Oca con il figlio Arturo ed il collega Gianni Morbidelli al volante.


«Mi spiace che non sia presente ma ha un problema di salute (alla schiena, ndr) e gli faccio in bocca al lupo perché sarà sotto ai ferri lunedì. C’è suo figlio Arturo che ha dato la possibilità a un altro nostro pilota, che è Gianni, di scendere in pista. Mi fa dispiacere anche perché Piero fu tra quelli che promossero la prima edizione di questa manifestazione nell’ormai lontano 2016 e mi avrebbe fatto piacere condividere questo successo con lui».


Forse il romagnolo è il pilota più Minardi che ci sia?

«È quello che su 340 Gp della nostra storia ne ha fatti 109, un terzo».


In Formula 1, dopo l’addio di Giovinazzi ora vincente a Le Mans con Ferrari, ora è il deserto. Non ci sono più piloti italiani, nessun erede per i De Angelis, Alboreto, De Cesaris, Patrese, Ghinzani, Martini, Morbidelli, Caffi, Tarquini, Modena, Barbazza, Capelli e Zanardi, quindi Fisichella, Trulli e Liuzzi. Che accade al nostro movimento?

«Beh, diciamo che erano altri tempi. Fino agli ultimi anni della Minardi, diciamo alla fine del secolo scorso, c’erano 18 team, oggi ce ne sono 10 per 20 posti: non è facile. È stato fatto un lavoro capillare, quando sono uscito dalla Formula 1, con Aci Sport, grazie al presidente Angelo Damiani Sticchi (presidente Aci, ndr) che mi ha chiamato come supervisore della scuola federale ed abbiamo ottenuto risultati fantastici con tanti giovani piloti che fanno risuonare l’inno di Mameli fuori dalla Formula 1. Abbiamo due talenti particolari, Gabriele Mini e Andrea Kimi Antonelli, che sono il frutto del lavoro partito 10 anni fa, quando ne avevano 6, e stanno dominando in Formula 3 e in Formula Regional, e sono nell’anticamera per poter essere in Formula 1 fra tre o quattro anni. Non è facile certo. Nei Gt, nelle altre Formule e a Le Mans abbiamo piloti vincenti. Ci sono prospettive di successi per il futuro».


Ultimamente si sono sentite voci di uno spostamento di Alpha Tauri da Faenza. Sarebbe una brutta perdita per la città e la Motor Valley, un’azienda che conta oltre 500 dipendenti ad altissima tecnologia. C’è qualcosa di vero?

«Sono onorato di aver fondato questa azienda poi diventata Toro Rosso e Alpha Tauri. Dalle informazioni che ho io, so con ragionevole certezza che resta a Faenza. Cambia nome ma non sta a me annunciarlo. Andranno a implementare la galleria del vento, che è sempre stata in Inghilterra e passerà da 120 persone a 150/160, ma questo non toglie importanza all’impianto di Faenza nato da pochi anni con una tecnologia che non è seconda a nessun team di Formula 1. Nulla è impossibile, ma spostarla è molto difficile».


Per concludere, che emozione prova a vedere tanto amore verso il Minardi team di Formula 1, c’è mai la voglia di tornare, magari correndo nei Gt o nei prototipi?

«Tornare oggi è impossibile. Sono emozionato nel vedere tanto affetto, soprattutto, come ho detto e ribadisco, nei giovani che non hanno vissuto la mia storia. O gliel’hanno raccontata i genitori o è stata promossa bene dal lavoro fatto in questi anni, anche grazie a mio fratello Giuseppe e a mia nipote Elena che mi hanno aiutato a organizzare questo evento: sono 18 anni che sono uscito dalla Formula 1 e vedere tanto affetto per il mio nome mi emoziona. Voglio ringraziare allo staff di Formula Imola, che come al solito ha dimostrato grande professionalità e passione; al sindaco di Imola Marco Panieri e al presidente di Con.Ami Fabio Bacchilega, con i quali lavoriamo in piena sintonia; al presidente della Regione Stefano Bonaccini e al sottosegretario alla presidenza Giammaria Manghi, che ci supportano con grande partecipazione».

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