Augusto Gennari nel libro di Annamaria Bernucci
Un «mondo sospeso tra la campagna e il litorale»: il mondo di Augusto Gennari. Lo descrive così Annamaria Bernucci, storica e critica d’arte in forza ai musei comunali di Rimini, che a lungo lo ha studiato, ne ha scritto, ne ha curato l’esposizione delle opere.
Di questo artista che al pari di un poeta ha saputo «decostruire il visibile e rigenerarlo con l’immaginazione», originario di Misano Adriatico ma vissuto a Gabicce Monte e morto a Cattolica dieci anni fa, si è appena conclusa, a Rimini, al Museo della città, una mostra promossa da Usl e Uisp.
Questa sera (ore 21), come a coronamento di un omaggio e ricordo nel decennale della scomparsa, sarà invece presentato in anteprima a Gabicce Mare, nello spazio recentemente ristrutturato dello storico locale Mississipi, un nuovo volume dedicato all’artista, edito da Nfc edizioni, nella collana arte contemporanea. Augusto Gennari. I sentieri dell’arcano viaggiatore, curato da Annamaria Bernucci, si avvale della collaborazione di studiosi ed estimatori e di quanti conobbero Gennari percorrendone la storia artistica e umana. Contiene testi di Maria Virginia Cardi, Mario Cancelli e Andrea Parma e un’ampia selezione delle opere dalla fine degli anni ’60 all’ultimo decennio di attività. La presentazione del volume è affidata a Gianfranco Angelucci, regista e sceneggiatore, che prenderà parte alla serata insieme alla curatrice, in quella piattaforma protesa sul mare di Gabicce dove venne realizzata nel 2016 la retrospettiva dedicata a Gennari dal titolo “Viaggiatori di mare”.
Autodidatta, Gennari si avvicina alla pittura dai primi anni ’60. Si reca a Parigi nel ’66 per oltre sei mesi dove conosce il pittore Riccardo Licata. Nel ’69 frequenta l’Accademia di Venezia sotto la guida del maestro Luigi Tito. In questi anni ha occasione di conoscere e frequentare Carmelo Zotti ed Emilio Vedova. Nel ’75 è alla Quadriennale Romana dove viene selezionato per la Regione Marche dalla giuria composta da Giulio Carlo Argan, Enrico Crispolti, Renato Guttuso e Palma Bucarelli. Continua nei decenni successivi la sua attività grafica, scultorea e pittorica facendo ritorno, dopo una fase più legata all’informale, a contenuti figurativi con declinazioni simbolico-oniriche.
Annamaria Bernucci, tra i pochi ad averlo «indagato, studiato, presentato» – così come ha fatto per numerosi altri artisti del territorio impropriamente considerati “minori” – sottolinea come «questo nuovo traguardo, primo catalogo completo, è stato fortemente voluto dal fratello di Augusto, Remo, che vive come una missione personale il diffondere la conoscenza di questo artista oggi scomparso e troppo presto quasi dimenticato».
«Augusto Gennari – continua Bernucci – è stato uno sperimentatore di generi, è stato pittore e incisore, ha plasmato la creta, scolpito nel marmo e nella pietra, scavato nel legno, ghermito la forza pulsante che è in ciascuna di queste materie attribuendo a ciascuna di esse un suo codice espressivo».
Negli ultimi anni della sua vita, ricorda nello scritto che accompagna il catalogo, «aveva trasformato un piccolo fabbricato facente parte di un borghetto rurale, a Meleto, in provincia di Rimini, risalente agli inizi dell’800: e i servizi originali (stalla, forno, cantina e altri ambienti distribuiti nei piani) son diventati luogo d’esposizione delle sue opere pittoriche e scultoree, la mangiatoia riconvertita a vetrina per le acqueforti e le attrezzature per l’incisione». Quel luogo è ancora oggi visitabile.