Attesa da star per le 91 tartarughine di Milano Marittima

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L’attenzione è concentrata su quei granelli di sabbia circondati da una reticella metallica sulla spiaggia libera di Milano Marittima, di fronte alla vecchia colonia Varese. Quando cominceranno a sprofondare si consumerà l’evento dell’estate: la nascita, per la prima volta sulla spiaggia dell’Emilia Romagna, di oltre 90 tartarughe marine. Le uova, esattamente 91, deposte nella notte tra sabato 24 e domenica 25 giugno da una Caretta Caretta piuttosto giovane, sui 25 anni, anche in funzione delle temperature piuttosto elevate sono considerate dai biologi ormai mature e pronte per la schiusa, pronosticata inizialmente in un arco di tempo compreso tra il 18 e il 23 agosto.

A conferma della probabilità della tempistica stimata c’è un caso analogo avvenuto sull’Isola d’Elba: una tartaruga aveva nidificato la notte tra il 19 e il 20 giugno e a partire dalla tarda serata di sabato 12 agosto le uova hanno iniziato a schiudersi. Le prime hanno raggiunto l’acqua in una ventina di minuti, le ultime sono state accompagnate dai volontari in mare una settimana dopo, per un totale di 101 testuggini.

A Milano Marittima l’attesa diventa ogni giorno più frenetica. A vegliare le 91 uova, protette da una rete circolare e garantite ulteriormente da corridoio recintato lungo 35 metri che porta verso l’Adriatico, si alternano oltre cento volontari, tra giovanissimi e pensionati, alcuni dormendo in tenda, coordinati dai biologi dell’associazione Tao (Turtles of the Adriatic Organization).

Da qualche giorno, in quel corridoio di sabbia, con l’obiettivo di svelare particolari non ancora editi sul ciclo evolutivo di questa specie, è stata installata una webcam che riprende quotidianamente – 24 ore su 24 – la vita del “nido”. A creare il progetto è stato il fotografo ravennate Ottavio Giannella che si è occupato dell’installazione di un complesso sistema di riprese continuativo e in alta definizione. «Attendiamo il segnale», racconta con una certa trepidazione Giannella. Sarà l’abbassamento della sabbia che ricopre le uova. «Le piccole tartarughe, con una sorta di dente da latte che poi perderanno, romperanno i gusci, piuttosto morbidi rispetto a quelli delle galline, e così, liberando dello spazio sotto la superficie, faranno crollare un po’ di sabbia. A quel punto la fuoriuscita delle tartarughe sarà imminente».

Quasi sicuramente la nascita avverrà tra il tramonto e le prime luci dell’alba. Giannella, oltre ad avere piazzato una webcam che sul canale Youtube del Parco Delta del Po racconta da tre giorni la vita del nido (di fatto non succede nulla ma il tramonto e l’alba ripresi sono meravigliosi), è pronto a riprendere i piccoli con delle telecamere dotate di visori notturni e raggi infrarossi. «La zona dovrà essere completamente buia perché le tartarughe, una volta nate, si dirigono verso l’acqua guidate dalla luce riflessa delle stelle: non possiamo confonderle con altre luci. A Milano Marittima ci sono già troppe luci artificiali».

Come nel recente caso dell’Isola dell’Elba, il fenomeno della schiusa potrebbe andare avanti per giorni. «Non sappiamo quanto tempo passerà tra la nascita della prima e l’ultima e nemmeno quanto tempo impiegheranno per percorrere i 35 metri che le separano dall’acqua».

Alcuni esemplari saranno analizzati dai biologi del Tao (unico ente autorizzato in regione alla gestione e alla manipolazione dei nidi), che condurranno anche degli studi su questo evento totalmente inedito (o quantomeno non documentato) per l’Emilia Romagna.

I biologi prevedono che a nascere saranno in prevalenza femmine a causa delle temperature piuttosto elevate che ne orientano il sesso. «È molto probabile che tra qualche decina di anni qualcuna di esse tornerà a nidificare proprio nella spiaggia in cui è nata, qui a Milano Marittima».

Ben oltre 70 tartarughe salvate in “ospedale”

L’ultimo arrivato si chiama Mimmo e viene dal mare di fronte a Lido della Nazioni. Una lenza da pesca gli ha strappato una parte di pinna e ora è un cura all’ospedale delle tartarughe di Riccione gestito dalla Fondazione Cetacea onlus. «La dovremo operare perché la pinna è piuttosto malconcia ma la tartaruga se la caverà, è in buona salute», riferisce il presidente della Fondazione Cetacea onlus Sauro Pari. Dalla fine della scorsa estate a oggi in ospedale, all’interno della vecchia colonia Bertazzoni, c’è stato parecchio lavoro da fare. «Al momento abbiamo 8 degenti che speriamo di fare tornare in mare entro settembre, compreso Mimmo. Complessivamente abbiamo salvato tra le 70 e le 80 tartarughe, un numero sopra la media rispetto agli anni precedenti». La Fondazione Cetacea attende ora dei trasmettitori satellitari che dovranno arrivare dagli Stati Uniti. «L’obiettivo è studiare gli spostamenti delle Caretta Caretta, comprenderne le dinamiche in mare. Si tratta di un progetto europeo per il quale abbiamo già installato dispositivi simili su 6 tartarughe. Dovremo arrivare a una ventina circa per cui siamo in attesa dei trasmettitori».

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