Folaghe, alzavole, tordi. Esemplari abbattuti, secondo l’accusa, barando, o per meglio dire violando le norme sulla caccia in fatto di orari e luoghi consentiti, oppure servendosi di espedienti fuorilegge per portare a casa il bottino. Nell’ultimo anno i casi di bracconaggio finiti con la denuncia dei responsabili si sono sommati. Tra questi, alcuni episodi eclatanti. Ora la Lega Italiana Protezione Uccelli intende costituirsi parte civile, partecipando dunque ai processi che li vedranno i cacciatori abusivi seduti al banco degli imputati. Da alcuni mesi è iniziata una sorta di ricognizione da parte dell’associazione di tutte le inchieste sul tema che una volta concluse le indagini preliminari potrebbero finire davanti al giudice. Occhio puntato anche su Ravenna, dove l’associazione con sede a Parma ha appreso di alcuni episodi dagli articoli usciti a mezzo stampa. Per questo ha dato mandato agli avvocati Giuseppe Savini e Simone Balzani con l’intenzione di prendere parte al processo venendo rappresentati in aula.
Le 70 folaghe abbattute a Savio
Finora i casi individuati sono tre; un quarto è in fase di valutazione. Il primo riguarda un fatto accaduto il 2 ottobre dell’anno scorso e vede nei panni del “cecchino” un 50enne, sorpreso dalla polizia provinciale in un chiaro d’acqua nella Zona di Savio, in un’area nota come Buca dei Travaglini. Da una barchetta a motore, lo sprovveduto bracconiere ha imbracciato il fucile e si è messo a sparare facendo incetta di folaghe. Una prelibatezza da risotto. E di piatti ne avrebbe riempiti un bel po’; ne aveva fatte fuori oltre 70 quando gli agenti lo hanno sorpreso col dito sul grilletto. Gli hanno sequestrato tutto: barca, fucile e anatidi già catturati. Da un primo controllo, il porto del fucile è risultato in regola. Non si può dire la stessa cosa per quanto riguarda la caccia. A corredo della denuncia che è scattata nei suoi confronti per violazione delle norme sull’attività venatoria, gli agenti hanno allegato anche una cospicua documentazione fotografica della zona, della barca stessa inquadrata nel mezzo dello specchio d’acqua.
Tordi attirati con l’inganno
Il mese successivo è toccato ai tordi dell’area portuale, sorpresi di notte nel periodo della migrazione verso il Mediterraneo, nel corso di una lunga traversata che dai climi più freddi li porta nei boschi dei balcani, oltrepassando l’Adriatico. Il bracconiere, beccato a sua volta dalla Provinciale dopo un appostamento di circa 4 ore, li stava richiamando con degli amplificatori per poi catturarli con delle reti. Lo scopo, probabilmente, rivenderli assecondando la richiesta di richiami vivi per la caccia.
La volpoca
Terzo caso di uccellagione finora raccolto nell’inchiesta della Lipu è quello individuato lo scorso dicembre dai carabinieri forestali. Riguarda due persone che hanno abbattuto un esemplare di volpoca e un’alzavola nella zona confinante con le Valli di Comacchio. Per di più usavano munizioni in piombo vietate già da diversi anni nelle aree umide delle zone protette del Delta del Po. Tre casi, questi, in una lista probabilmente destinata ad arricchirsi.