La carenza di personale è un problema serio per il comparto turistico riminese. Sentito. Da vera e propria emergenza. Cuochi, camerieri, barman, pulizia camere: figure professionali introvabili, quasi sparite dalla circolazione, lavori che sempre meno gli italiani intendono fare.
Commenta preoccupata la presidente dell’Associazione albergatori riminesi (Aia), Patrizia Rinaldis: «È proprio così: siamo ormai all’Sos. Gli italiani non vogliono più fare questi lavori, stagionali o annuali che siano. E non per stipendi non consoni o per orari assurdi, come sostiene qualcuno. Ma perché questi impieghi non piacciono più. Sapete cos’è successo qui a Rimini? Che davanti ad una vera e propria invasione come quella degli alpini per la loro Adunata, gli albergatori, privi di manodopera disponibile, hanno dovuto eliminare la pensione completa, perfino la mezza pensione, e limitare l’offerta al solo pernottamento con prima colazione. E questo, ribadisco, proprio per sopperire alla mancanza di personale. Insomma, pur di garantire al cliente la qualità del servizio, si è preferito ridurre fatturato e guadagni. Questa – denuncia amaramente la Rinaldis - è la cruda realtà in cui versa un settore, quello turistico appunto, fiore all’occhiello della nostra economia e che, prima della pandemia, rappresentava il 13% del pil nazionale».
Allarme rosso per l’estate
Una prova del nove vera e propria, dunque, per l’intera categoria, quella dell’Adunata degli alpini del 5-8 maggio, una sorta di stress test che evidenzia, però, una situazione da allarme rosso: davanti ad un mercato che sembra in discreta ripresa, come dimostrano i dati Aia dei due ponti festivi di Pasqua e del 25 Aprile (alberghi pieni per l’80% della capienza e per oltre il 65%), fa eco una carenza, consolidata, di personale. Conferma la Rinaldis: «I guai sembrano non finire mai. Prima la pandemia, poi la guerra in Ucraina. E, ora, questa impossibilità di reperire manodopera. Proprio ieri (giovedi, ndr), a Roma, in un incontro propedeutico all’inizio della stagione estiva, abbiamo affrontato questa problematica. E tutti i presenti hanno convenuto che siamo davanti ad una criticità nazionale. Per questo il Governo dovrebbe, da subito, sbloccare le quote straniere di personale, parlo di quei potenziali dipendenti già formati, con dei corsi ad hoc, in Albania e Moldavia, ad esempio, e metterle a disposizione degli albergatori. Ci sono forze politiche contrarie? Ci sono partiti che pressano per la solita litanìa del “prima gli italiani”? Bene, ce li indicassero loro questi italiani disposti a venire a lavorare in hotel a Rimini, che li assumiamo immediatamente. Perché il dato è questo: ogni albergo lamenta una carenza media di personale di quattro-cinque unità, tra camerieri, cuochi, pulizia ai piani».
Quote e protocolli
E Alessandro Giorgetti, presidente Unione Emilia Romagna Alberghi (Uera), rilancia: «La questione è davvero grave. E rispetto a questa gravità il governo tergiversa. Più volte abbiamo sollecitato i ministeri del Lavoro, degli Esteri e degli Interni, a dialogare tra loro per individuare la via burocratica più rapida per liberare queste “quote personale”. Parlo di quei lavoratori di Paesi come Albania, Moldavia, Egitto, con i quali abbiamo firmato dei protocolli, che dovrebbero fornirci personale turistico qualificato. Ma, purtroppo, questi nostri inviti, solleciti, raccomandazioni, non sono serviti a nulla: tutto fermo. E questo mentre alle porte c’è l’Adunata degli alpini, per la quale diversi alberghi della Romagna hanno dovuto, addirittura, rifiutare delle prenotazioni pur di garantire la qualità del servizio, e soprattutto c’è la stagione estiva. Che sembra preannunciarsi in ripresa. Comunque – chiosa Giorgetti -, se la situazione “quote” non la si riesce a sbloccare, che almeno si provveda, parlo sempre del governo, a sterilizzare il reddito di cittadinanza, garantendo, cioè, ai percettori il suo mantenimento, nonostante assunzioni di tre, quattro mesi. Speriamo che a Roma qualcuno ci ascolti e concretizzi. Subito, però: l’estate è domani».