Alluvione, ecco come si è salvata Rimini grazie al "piano fogne"

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Quasi 40mila metri cubi d’acqua piovana accumulati e 18 metri cubi al secondo portati a un chilometro dalla riva. È l’apporto del “Piano delle fogne” in occasione dell’alluvione dei giorni scorsi. Lo rende noto l’assessora all’ambiente Anna Montini.

Assessora, si può dire che il Psbo abbia funzionato come una sorta di “salvagente”?

«In occasione degli eventi atmosferici del 16 e 17 maggio sia la vasca di prima pioggia sia la vasca di laminazione si sono riempite al massimo della loro capacità e questo si è tradotto in oltre 39mila metri cubi di acqua accumulata, dunque non riversata. Un contributo altrettanto importante è arrivato dall’attivazione delle condotte a mare, che hanno consentito di spingere a circa mille metri di distanza dalla costa circa 18 metri cubi di acqua al secondo. Tradotto, tutto ciò ha contribuito al non verificarsi di possibili allagamenti nella zona della marina e in parte del centro storico».

Merito solo dell’impianto in piazzale Kennedy?

«Per impatto e imponenza dell’infrastruttura svolge un ruolo chiave, ma non dimentichiamo una serie di interventi che nel corso degli ultimi anni sono stati realizzati come gli impianti idrovoro in via Zavagli e di sollevamento di via Santa Chiara, due zone soggette a frequenti allagamenti in passato. La vasca di laminazione ex torrente Ausa e quella nella zona dell’Ospedale, la riconversione dell’ex depuratore Marecchiese in area di laminazione, i canali scolmatori a Vergiano e Gaiofana, solo per citarne alcuni».

Prossimi interventi?

«Nel 2019 il Comune ha chiesto ad Hera un aggiornamento del Psbo. Questo ha portato alla progettazione della Dorsale Ausa che permetterà di intercettare tutte le acque piovane provenienti a monte della Statale 16 e di cui a breve inizieranno i lavori, e alla ottimizzazione delle reti dei bacini a sud, con la realizzazione delle vasche Rodella e Colonnella II che partirà in autunno».

In questi giorni in molti hanno commentato: ecco, il Marecchia si è ripreso il parco.

«La realizzazione del Deviatore Marecchia e dell’incile permette alle acque del Marecchia di entrare in sicurezza nell’area di espansione realizzata nel parco e che consente al fiume di avere uno sfogo nel momento di massima piena, rientrando nella sede del suo alveo storico. La portata in transito nel Marecchia per un tempo di ritorno di 200 anni è dell’ordine di 1.400 metri cubi al secondo. Questa portata eccezionale difficilmente riuscirebbe a transitare nell’ultimo tratto senza provocare esondazioni. Pertanto, indicativamente quando la portata in transito del fiume è di almeno mille metri cubi al secondo, entra in funzione lo sfioro delle acque nel parco Marecchia andando ad alleggerire la portata in transito del Deviatore. Questo è ciò che è successo in occasione degli eventi del 16 e 17 maggio, quando la portata ha sicuramente raggiunto almeno mille metri cubi al secondo. Su quest’area del parco Marecchia si è intervenuti a inizio anni Duemila, attraverso una riprofilatura degli argini. Ben più recente invece è l’intervento realizzato dalla Regione all’alveo del fiume Marecchia all’altezza del ponte della Statale 16, nel tratto compreso tra lo stadio del baseball e il ponte dello scout: poco più di un anno fa si è completato un intervento di manutenzione del fiume a cura della Regione per l’abbassamento del fondale dell’alveo, che ha permesso di aumentare il volume disponibile per il transito delle acque».

Anche la forza del mare rappresenta un pericolo.

«Oggi, che l’emergenza climatica è un dato di fatto e forti della maggiore consapevolezza della priorità di dover investire sulla resilienza a tali fenomeni, siamo ancora più determinati nel portare a termine investimenti come il Psbo e il Parco del Mare, anch’esso strategico nell’ottica del contrasto all’ingressione marina attraverso l’innalzamento di circa un metro del piano del lungomare».

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