Diminuisce la superficie lavorata, crescono la produttività e il fatturato: è una fotografia dettagliata dell’agricoltura in provincia di Rimini quella che fa Leonardo Sacchetta, agronomo con un trascorso in diversi enti e istituzioni pubbliche visto che è stato per 12 anni il responsabile del settore agricoltura dell’ex Comunità Montana Alta Valmarecchia.
È un ex funzionario del Servizio Agricoltura della Provincia di Rimini e della Regione Emilia Romagna e ha rivestito la carica di assessore all’agricoltura nei Comuni di Pennabilli e Maiolo.
Chi meglio di lui quindi per un’analisi di un settore lodato non più tardi di martedì dallo stesso presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che alla cerimonia dei 40 anni del Macfrut che ha aperto idealmente l’edizione 2023 a Cesena ha parlato di comparto «strategico ed eccellenza della Romagna».
La fonte è l’indagine estimativa delle produzioni agricole vegetali e zootecniche, l’indagine esplorativa realizzata dal Settore Agricoltura Caccia e Pesca degli Ambiti Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini della Regione e Sacchetta ne ha estrapolato ed elaborato i dati relativi al nostro territorio.
Partiamo dalle produzioni vegetali, che anno è stato il 2022?
«Nonostante la superficie totale agricola dell’intera provincia di Rimini sia passata dai 34.225 ettari del 2021 ai 33.220 dello scorso anno, con una perdita secca dunque di oltre mille ettari, la produzione lorda vendibile (Plv) ha avuto un incremento di oltre 10 milioni di euro passando dagli 84 milioni del 2021 ai 94 milioni di euro nel 2022».
Come è possibile?
«È il frutto di scelte strategiche. A incidere maggiormente sull’aumento della produzione lorda vendibile sono stati sì anche i prezzi di vendita, più alti rispetto al 2021, ma anche il fatto che siano state maggiori le superfici dedicate alle colture più remunerative come i cereali, che sono passati dai 7.939 ettari coltivati del 2021 agli 8.733 del 2022, con una Plv salita da 15 a oltre 17 milioni di euro. Nel comparto dei cereali, la fanno da padroni il grano tenero e il grano duro rispettivamente con 8 e 7 milioni di euro di produzione».
È un fenomeno limitato ai cereali?
«Niente affatto. Il trend viene confermato anche dalle orticole, sia quelle in pieno campo che in serra. Infatti pur essendoci stata una piccola contrazione della superficie (i 1.444 ettari del 2021 sono scesi a 1.341) si è avuta una produzione lorda vendibile di oltre 28 milioni di euro, cinque in più dell’anno precedente. Scendendo nel dettaglio, fra le orticole in pieno campo la regina è la lattuga con 9 milioni di euro di produzione e un terzo della superficie occupata, seguita a grande distanza dalle zucchine con 3,43 milioni di euro. Solo al terzo posto, spinaci e patate. Tra le orticole in serra predomina invece il cetriolo con 1,92 milioni di euro, seguito dalla fragola con 0,86 milioni di euro».
È poi la volta delle cosiddette foraggere.
«Pur avendo avuto in questo caso una forte contrazione di superficie, passando dai 18.279 ettari del 2021 ai 16.447 del 2022, la produzione 2022 è salita addirittura da 9,74 a 11,38 milioni di euro. Il questo comparto è l’erba medica con i suoi quasi 10 milioni di euro a tirare la volata e a occupare quasi 10mila ettari di terreno. Ma una demarcazione ancora più netta, la troviamo nelle legnose agrarie, le frutticole: a fronte di una minima variazione di superficie (da 4.087 a 4.088 ettari) la produzione lorda vendibile è infatti salita da 16,49 a 17, 52 milioni di euro. In questo caso è la vite con i suoi 4.54 milioni di euro a occupare circa 1.770 ettari di superficie. Al secondo posto c’è l’olivo con 3,73 milioni di euro, seguito da albicocche, pesche e nettarine».
Sono tutte rose o c’è anche qualche spina?
«Ha chiuso il 2022 in negativo solo il gruppo che comprende il florovivaismo, le colture portaseme e i funghi: nonostante qui ci sia stato un aumento di superficie (i 1.587 ettari del 2021 sono diventati 1.624 nel 2022) la produzione è scesa da 18,62 milioni a 17,67 milioni di euro. Ai vertici, con una Plv di oltre 11 milioni di euro, ci sono i funghi champignon».