Un nuovo invaso da 100mila metri cubi d’acqua per servire 200 ettari di terreno in più a Castel San Pietro Terme. L’invaso Laghetto, che sorge lungo via Ercolana, è stato inaugurato ieri mattina. «Un respiro per gli agricoltori», ha esordito Valentina Borghi, presidente del Consorzio della Bonifica renana che ha realizzato l’opera in un anno e mezzo. «Un miracolo», ha commentato qualcuno tra il pubblico, considerati i tempi per opere di questo tipo che, secondo l’assessore regionale all’agricoltura Alessio Mammi presente al taglio del nastro, «sono esempi da replicare compulsivamente». Perché, oltre all’acqua del canale Laghetto, l’invaso prende le acque reflue dal depuratore della città prodotte tutto l’anno. È questo il modello cui guardare, secondo il Consorzio, nell’attesa di «aumentare dall’11% al 40% la capacità di trattenere le acque piovane», ha indicato Francesco Vincenzi, presidente nazionale dei Consorzi di bonifica Anbi.
L’opera e il distretto
L’invaso è costato circa 2 milioni di euro, di cui 1,3 milioni del Piano regionale dello sviluppo rurale e il resto dal Consorzio. «Per ora riusciamo a raccogliere solo l’11% dell’acqua piovana. L’acqua di depurazione ci pare un’alternativa – ha spiegato Borghi –. Questo invaso porterà a una riprogettazione del territorio». La qualità dell’acqua depurata, fondamentale nella filiera di produzione, sarà monitorata grazie a un protocollo con l’Università di Bologna. «Vorremmo portare il volume del recupero delle acque depurate dal 7% al 25% entro il 2030», ha affermato Paolo Gelli di Hera, che gestisce il depuratore. «C’è stata una grande sinergia tra la Regione, il Comune che ha messo il terreno, il Consorzio, Hera e le associazioni di categoria – ha proseguito il direttore generale del Consorzio, Paolo Pini –. Diamo una risposta a un distretto irriguo poco fornito. Abbiamo anche presentato il progetto per allargare i bacini di Rio Rosso e Pozzo Rosso, che insieme a questo e al Laghetto finiscono nel Gaiana. Se arrivasse il finanziamento faremmo un grande passo avanti».
Il territorio
«Questo è stato un territorio che ha subito ma che ha saputo trovare una progettualità nella sua capacità imprenditoriale, dando un futuro all’impresa agricola», ha affermato il sindaco di Castel San Pietro Fausto Tinti. Tra il pubblico, e nel consiglio del Consorzio, molti gli agricoltori per i quali il tema dell’acqua è essenziale. Un’attenzione particolare al riuso dell’acqua dei depuratori è arrivata dal consigliere del Consorzio, Antonio Ferro: «Dobbiamo usarla al meglio, perderla è uno scandalo». «Gli agricoltori non vogliono abbandonare i territori – ha sottolineato il responsabile di zona della Coldiretti, Filippo Galeotti –. Questo è territorio di sementiere, che necessitano comunque di irrigazione». «Queste opere sono fondamentali anche in collina», ha aggiunto Roberto Padovani di Terra viva.
Il futuro è negli invasi
Dalla Regione è arrivato non solo il plauso per l’opera, ma anche la necessità dichiarata di «aprire una grande stagione di investimenti pubblici e privati – ha sottolineato Mammi – per affrontare la sfida degli stravolgimenti climatici in cui le bonifiche sono un elemento cardine. Per la prima volta in autunno saranno disponibili 2 milioni di euro per la progettazione». Potrebbe essere l’occasione per candidare qualcuna delle nuove «cinque idee progettuali di invasi in vecchie cave che il Consorzio approfondirà nei prossimi due anni, di cui una nel circondario, dalla duplice funzione: una parte a invaso per l’irrigazione e una parte per accogliere le acque in più», ha concluso Pini.