Affronte: come stanno le foreste italiane
Premessa: è difficile parlare di altro, che non sia l’emergenza coronavirus, in questi giorni. Eppure, per me che scrivo di tematiche ambientali, agganci e risvolti da esplorare ce ne sarebbero tanti. A partire dal rallentamento dei consumi e alle conseguenze positive di questa epidemia – meno 25% di emissioni di anidride carbonica, in Cina, e nettissimo miglioramento della qualità dell’aria, a causa dello stop di molte fabbriche e impianti produttivi. In pratica stiamo facendo, nostro malgrado, delle prove generali di futuro; sì, perché non c’è dubbio che nel nostro futuro ci debba essere, giocoforza, una riduzione dei consumi, altrimenti non ci salverà nemmeno un totale, e ancora lontanissimo, passaggio al 100% di energia rinnovabile.
Chiusa la premessa, e facendoci aiutare dal Report sullo Stato delle Foreste e del Settore Forestale pubblicato lo scorso anno, in cerca di buone notizie, oggi parliamo di foreste italiane. Che stanno, in effetti, seppur con molti distinguo, nel campo delle buone notizie. Intanto e innanzitutto perché le nostre foreste sono in continuo aumento. Attualmente coprono quasi 11 milioni di ettari di terreno, il che significa che il 36,4% della superficie nazionale è coperta di alberi. Ma, come detto, il dato ancora più positivo è che sono in aumento. Lo sviluppo enorme c’è stato dal 1936 al 2005, con un aumento del 72,6%, che poi ha rallentato, ma dal 2005 al 2015 abbiamo comunque guadagnato un ulteriore 4,9%. In definitiva, dal 1990 ad oggi abbiamo un milione di ettari di bosco in più, 800 metri quadrati al minuto. Questo ci consentirebbe anche, facendolo con giudizio e nel rispetto della sostenibilità, di aumentare il prelievo di legno per utilizzi umani. In Europa, dal 62-67 % della parte di bosco che ricresce, viene prelevato. In Italia molto meno: dal 18 al 37%. È comunque in crescita il settore produttivo dell’edilizia in legno, e crescono di conseguenza le coltivazioni di pioppi proprio per l’industria, con un aumento del 27% negli ultimi 5 anni. L’Italia resta però un paese grande importatore di legname, a causa principalmente dello scarso prelievo, come abbiamo visto. Fra legname grezzo e semilavorato ne importiamo oltre 18 milioni di metri cubi, ma ne esportiamo poco più di 2.
Sempre nel campo delle buone notizie c’è la crescente attenzione per i servizi ecosistemici che i boschi ci forniscono, sia culturali e ricreativi (sono oltre 620.000 gli iscritti ad associazioni escursionistiche italiane), sia per il prelievo di CO2 dall’atmosfera: gli alberi sono i nostri maggiori alleati nella lotta al cambiamento climatico. Ogni ettaro di foresta estrae 142 tonnellate di CO2 all’anno. Dove possiamo decisamente fare di più è nel verde urbano. Gli alberi cittadini non possono considerarsi veramente foreste o boschi, ma hanno un ruolo straordinario nel diminuire la temperatura delle città, nell’assorbire inquinanti come le polveri sottili e anidride carbonica, nel produrre ossigeno e ombra. Attualmente solo il 7,2% delle nostre città è coperto di alberi. Buono comunque il dato del verde urbano: ogni italiano ne ha a disposizione 27 metri quadri, mentre il limite minimo per una buona qualità della vita viene stabilito in circa 10.
Una parola anche sugli incendi, che ogni anno devastano boschi e foreste del pianeta. I numeri, anche in Italia, sono importanti, ma almeno il trend è negativo, seppur con annate particolarmente colpite. Dal 1980 al 2009 abbiamo perso 117000 ettari di bosco all’anno, in media, calati però a 72000 nel periodo 2010-2017, ma con un picco di 162000 ettari nel 2017.
Come non ricordare, per chiudere, che nel nostro paese abbiamo ben 10 faggete (foreste di faggi) vetuste, riconosciute come patrimonio dell’umanità dall’Unesco? Si tratta di foreste secolari molto importanti dal punto di vista naturalistico, grazie alla loro biodiversità. Alcune ospitano faggi che hanno quasi 600 anni, tra i più vecchi d’Europa. Fra queste, una è a pochi passi da casa nostra, la foresta di Sasso Fratino, nel casentino, al confine fra Emilia-Romagna e Toscana. Un luogo unico, un’oasi di pace e verde dove rifugiarsi e ricaricarsi. Ne abbiamo bisogno.
*Naturalista e Divulgatore scientifico - ex europarlamentare