Rimini, all'aeroporto i caprioli da salvare sono due: ambientalisti in azione

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La seconda sospensione a poche ore dall’abbattimento pubblico del capriolo imprigionato dentro l’aeroporto di Rimini apre ora un altro spiraglio per una conclusione positiva della vicenda. Ci credono ovviamente le associazioni che si sono mobilitate in massa per salvare Federico, così è stato ribattezzato il simpatico ungulato. Ma Federico in realtà non è solo, anzi a questo punto potrebbe essere ribattezzata Federica visto che si tratta di un capriolo femmina che ha con sé un cucciolo. La notizia è confermata da Sauro Pauri, capofila della protesta, al lavoro per una mediazione. Il presidente della Fondazione Cetacea spiega: «Le associazioni ambientaliste (che mercoledì sera alla notizia dell’abbattimento hanno manifestato per ore davanti all’aeroporto, ndr) sono entrate in contatto con i veterinari che avevano fatto il primo tentativo di cattura dell’animale. Dalla loro relazione, che ci è stata messa a disposizione, si evince che si tratta di un capriolo femmina e di un cucciolo di non più di tre mesi». «Abbiamo la collaborazione personale del presidente della Provincia di Rimini, Riziero Santi, – aggiunge Pari – anche in Regione abbiamo svolto attività ed abbiamo numerosi contatti, ad iniziare dall’assessore all’agricoltura Alessio Mammi che si sta attivando in ogni modo. In sostanza stiamo mettendo insieme tutti i pezzi, c’è una forte collaborazione tra associazioni ed istituzioni che chiaramente era meglio se ci fosse stata prima. Se chi doveva decidere ci avesse contattato e dato il giusto peso tutto si sarebbe stato risolto già da tempo. Un problema simile – continua Sauro Pari – si è già presentato infatti diverse volte all’aeroporto di Modena ed è già stato risolto dal Cras Il Pettirosso, il cui responsabile è Piero Milano, con degli strumenti di individuazione precisa. Fondazione Cetacea è l’unico Cras marino d’Italia, loro hanno dato la massima disponibilità di uomini e mezzi e già domani mattina (venerdì, ndr) saranno a Rimini per fare l’intervento». C’è unione totale tra le varie sigle ambientaliste ed animaliste: «Noi, Enpa, Fare Ambiente e Dna stiamo lavoriamo come un unico gruppo, in modo di raggiungere al più presto il risultato, stiamo cercando di coinvolgere l’aeroporto di Rimini». E qui Sauro Pari fa una piccola critica: “Il capriolo è lì da un anno e mezzo, è un aeroporto internazionale, se viene ucciso un animale là dentro che figura ci fanno? Trovo la cose paradossale, mi ha sorpreso il loro disinteresse, spero sia stata una svista. So che è stata seguita la prassi, ma il capriolo non è un pezzo di carta, abbatterlo sarebbe un atto barbaro. Grazie alle associazioni in Italia vanno avanti tante cose, noi ci occupiamo di animali da decine di anni, abbiamo un rapporto estremamente corretto, mi chiedo perché non coinvolgerci prima, sono allibito». Sul punto interviene anche l’Enpa che sottolinea anche perché il primo tentativo di catturare il capriolo tramite un dardo anestetizzante sia andato a vuoto. «Come sottolineato anche dalla Fondazione Cetacea Onlus di Rimini i tentativi di anestetizzazione sono stati fatti con un fucile la cui gittata è 20-30 metri e arrivare così vicini ad un capriolo in terreno aperto è quasi impossibile. Ci sono fucili, però, come il Gut 50 che ha un tiro utile fino ai 50-70 metri e che possono garantire una maggiore possibilità di successo per l’operazione. Una soluzione non cruenta va trovata».

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