Andrea Pennacchi porta al Galli di Rimini “Pojana e i suoi fratelli”

Spettacoli
  • 30 novembre 2023

Sguardo burbero. Voce roca. Barba incolta. Senza peli sulla lingua. Un bonario fustigatore, un Cecco Angiolieri dei nostri giorni. È Franco Ford, detto il Pojana. Insieme a lui ci sono Edo il security, Tonon il derattizzatore, Alvise il Nero e tanti altri, personaggi caratteristici della provincia veneta, maschere grottesche con il compito di svelare vizi e virtù di una Italia in crisi.

Arriva al teatro Galli stasera “Pojana e i suoi fratelli”, spettacolo di e con Andrea Pennacchi, attore, autore, drammaturgo padovano che ha conquistato il piccolo schermo proprio con il personaggio di Pojana, ospite fisso del programma tv Propaganda live su La7, capace di far sorridere e riflettere.

C’era chi all’inizio delle sue apparizioni in video pensava che Pojana fosse reale. Una fotografia tra realtà e iperbole di una zona d’Italia, un Far West del Bel Paese, che è la nazione intera, con i suoi chiaroscuri, le contraddizioni, gli stereotipi. Ci sono differenze tra il Pojana televisivo e quello teatrale?

«Sono chiaramente parenti, ma sono anche diversi – risponde Andrea Pennacchi –. In televisione Pojana parla della cronaca, della quotidianità, in teatro c’è più tempo e si affrontano tematiche più profonde. La cronaca entra comunque e fin troppo, contamina pensieri, parole. È un personaggio che in ogni caso rimane se stesso, è una maschera che però rivela tante sfumature».

Oltre a Pojana lei interpreta anche i “suoi fratelli”, un folto gruppo di personaggi caricaturali tra il riso e l’amaro.

«Sono tutti parte di questa specie di comunità, di questo villaggio eterno che non è collocabile solo nel nordest d’Italia, ma è dappertutto. I veneti sono una cartina tornasole, uno specchio di tutti gli esseri umani. Prima degli anni Settanta c’erano pochi soldi, poi l’economia è cresciuta, è arrivato il lavoro, la ricchezza e con essa la paura, la paura di tutto, a cui si risponde come si può. È significativo e terribile che i veneti oggi siano giudicati i razzisti, gli evasori, i cattivi, all’improvviso, quando erano invece considerati gran lavoratori, stacanovisti».

Le è capitato che qualcuno si offendesse delle sue interpretazioni?

«Qualcuno che si offende c’è sempre, ma l’autocritica è fondamentale. Nel mio Veneto vengo a ricaricarmi di storie, faccio il pieno di vicende, di colore e calore».

L’immagine di una società in cui persistono razzismi, perbenismi, ipocrisie si sta modificando?

«I geni del cambiamento sono già in atto, si pensi alle reazioni nei confronti di quanto accaduto a Giulia Cecchettin. C’è il modo rabbioso di reagire e quello che riempie le piazze».

Progetti futuri?

«Sto lavorando al “Servitore di due padroni” di Goldoni, per la regia di Baliani e alla sceneggiatura di un film, una sorta di Pojana western. Sono innamorato della commedia all’italiana e vorremmo provare a metterne in scena una».

Sul palco insieme a lei anche due musicisti, Giorgio Gobbo e Gianluca Segato. Quanto è importante la loro presenza?

«La musica dice tutto quello che le parole non dicono, fa da contrappunto. Vengono eseguite canzoni dal vivo rock, folk. Il fratello Edo è della security e quindi per creare la giusta atmosfera non potevano mancare brani da discoteca».

Quanta familiarità ha con la terra romagnola?

«Sul palcoscenico riminese non sono mai venuto, ma ho molti amici a Rimini, inoltre ho studiato all’Istituto Tecnico Aeronautico di Forlì».

Inizio dello spettacolo alle ore 21

Info: 0541 793811

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