Delitto di Rimini: Pierina ammazzata la sera prima di un consiglio dei Testimoni di Geova chiamato a giudicare la condotta della nuora

Rimini

Il giorno dopo l’omicidio, Manuela sarebbe dovuta essere giudicata dagli anziani della congregazione dei Testimoni di Geova, con l’obiettivo di prendere in esame proprio il peso dei peccati che la donna avrebbe commesso se avesse effettivamente intrattenuto una relazione extraconiugale. L’adulterio, infatti, è considerato un atto «detestabile» dai Testimoni di Geova, un’azione grave, contraria ai dettami della Bibbia, che può portare fino all’(auto)isolamento dalla comunità di chi l’ha commesso. Come raccontato anche da una fedele al di fuori della camera ardente di Pierina Paganelli, «finché chi l’ha commesso non si pente, deve allontanarsi dalla congregazione». La presa di distanze, quindi, sarebbe “volontaria”, e lo dicono anche gli anziani saggi, intervistati da Chi l’ha visto. «Se la persona non si pente, è lei stessa ad andarsene, non può più stare con noi. Una “mela marcia” contamina tutte le altre». Per quanto riguarda invece la sospensione di Giuliano dall’incarico di servitore del Ministero, sembra che sia stato lui stesso a decidere di dimettersi.

Coincidenza?

Come appare ovvio, l’omicidio di Pierina la sera del 3 ottobre ha di fatto cancellato la riunione dei Saggi prevista per il 4. Se tra i due fatti esiste un collegamento o se si tratti solamente di una coincidenza saranno gli inquirenti a definirlo. I Saggi della congregazione sono già stati interrogati come persone informate sui fatti, ma avrebbero opposto il segreto ministeriale. Nessuna delle circostanze in esame quindi è stata confermata perché i “procedimenti” davanti a loro (i cosiddetti “comitati giudiziari”) sono coperti dal segreto ministeriale, l’equivalente di quello confessionale o professionale. Pare, però, che Manuela fosse molto preoccupata per quella riunione imminente.

Intanto proseguono le indagini degli agenti della Squadra mobile coordinati dal pubblico ministero Daniele Paci, e nel frattempo, a oltre 40 giorni dall’assassinio, il registro degli indagati resta vuoto. Spunta, però, una nuova telecamera, a una quarantina di metri dallo scivolo del garage, che riprende il portone di ingresso del palazzo e i filmati sono già al vaglio degli inquirenti. E la tensione (anche mediatica) sembra farsi più intensa, come dimostrano le parole «ti prendo a martellate» rivolte all’inviato di Chi l’ha visto da parte di Louis, il presunto amante di Manuela, “braccato” nel suo appartamento, con il giornalista che suonato il campanello per intervistarlo.

«Non si intrometteva»

«Alcune notizie ci hanno addolorato molto, scoprire che nell’intimità della sua casa, mentre faceva telefonate private con i suoi cari, è stata spiata, ci ha colpito forte. Sentirla descrivere come una donna che che usava un linguaggio volgare, che sparlava degli altri, che si intrometteva nella vita altrui ci ha ferito, perché mamma era l’opposto». Secondo Giacomo Saponi, uno dei tre figli della 78enne, Pierina non usava intromettersi nella vita degli altri, «nemmeno in quella dei figli». Addolorato, Giacomo ricorda la mamma, così come fanno anche Chiara e lo stesso Giuliano, affrontando la sofferenza della perdita. Giuliano, a cui Pierina era così legata, a cui era stata così vicina durante il coma e la convalescenza, è il figlio al centro dell’altro mistero. Quello dell’incidente del 7 maggio. E di incidente, forse, si è trattato veramente. Indagini difensive condotte dagli avvocati Lunedei che assistono la sua famiglia avrebbero portato alla luce che quella mattina lui avrebbe fatto un percorso diverso da quello che di solito faceva per andare a lavorare. Un agguato, attendendolo dove si sapeva sarebbe passato, non sarebbe quindi stato possibile.

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui