Da Rimini alle Canarie, la biologa nel paradiso dei cetacei. «Ogni anno con noi seimila persone» GALLERY

Rimini

Il sogno di una bambina che diventa realtà. Un incontro casuale e una vita che prende il largo verso il mondo magico di balene e delfini. La storia di Elisa Arcangeli è un esempio di come volontà e desiderio possano trovare un approdo felice alle aspirazioni. A 39 anni vive alle Canarie e organizza le uscite in mare per l’avvistamento dei cetacei.

Elisa, com’è nato questo lavoro?

«Ripensandoci, tutto è cominciato quando ero piccola, attorno ai nove anni. Facevo nuoto agonistico e per la trasmissione tv della Rai “Ultimo minuto” cercavano una bambina. Fui scelta e mi fecero entrare nella vasca con i delfini. Me li fecero toccare... Fu un’esperienza bellissima. Ma in seguito sono successe altre cose».

Cosa?

«Ho preso la maturità all’istituto per geometri ma avevo capito che quella non era la mia strada. Così lasciai Rivazzurra (vivevo vicino a Fiabilandia) e decisi di prendere un anno sabbatico per capire cosa avrei voluto fare all’università. Grazie alla conoscenza di alcuni amici andai in Messico, sulla costa del Pacifico, a Puerto Vallarta, perché volevo imparare l’inglese e lo spagnolo».

L’inglese in Messico?

«Sì, perché lavoravo in un parco acquatico con tantissimi turisti che arrivavano dall’estero. Avevo preso un biglietto di andata e ritorno perché pensavo di restare lì non più di quattro mesi e invece sono rimasta per 15 anni...».

Hai trovato subito lavoro?

«Sì, anche se nei primi mesi non parlando bene le lingue non avevo uno stipendio. Mi occupavo di delfini, pappagalli (che non sono certo i miei animali preferiti), scimmiette... Si facevano anche tour avventura per l’avvistamento di cetacei. Lì in quella zona ne arrivano tanti durante il periodo invernale, specie le megattere... E siccome il lavoro era concentrato tra dicembre a marzo decisi di iscrivermi alla facoltà di Biologia marina che proprio in quegli anni era stata attivata da quelle parti. La materia mi interessava e mi interessa tantissimo. D’altra parte con i miei genitori il mare è sempre stato molto presente. Quando ero piccola siamo andati in tanti posti caldi del pianeta a fare immersioni».

Come sei finita a Tenerife?

«Dopo essermi laureata nel 2011 ho continuato a lavorare nell’ambiente del whale watching e a un certo punto con l’esperienza maturata ho deciso che potevo mettermi in proprio e ho fondato la Whale Watch Tenerife. Ho scelto le Canarie perché sono più vicine a Rimini e perché nella zona di Tenerife (abito a Puerto Colon) i cetacei sono presenti durante tutto l’anno perché ci sono delle condizioni ottimali; in questa zona le profondità dell’Atlantico sono ricche di calamari giganti e polipi giganti».

Com’è organizzata l’attività?

«All’inizio ero io stessa che portavo i turisti a vedere i cetacei. Poi ci siamo ingranditi e al momento oltre a me ci sono due biologi che sono poi quelli che escono col gommone a portare i turisti. Io resto alla base a coordinare e a organizzare le uscite. Esco solo ogni tanto, quando c’è bisogno o ci sono iniziative particolari. Ma mi dà un grande aiuto anche il mio compagno che fa il bagnino a Miramare e fa avanti e indietro con l’Italia... anche perché ormai da quasi tre anni io e Davide abbiamo anche un bambino che abbiamo chiamato Noah...».

Che tipo di escursioni fate?

«La nostra offerta è di tre escursioni al giorno della durata di due ore con uscite alle 9.30, alle 12 e alle 14.30. Ma organizziamo anche uscite personalizzate per esempio con fotografi professionisti oppure per eventi e cerimonie. C’è persino chi fa la dichiarazioni di matrimonio mentre siamo al largo...»

Ma riuscite ad avere avvistamenti spesso?

«La nostra percentuale viaggia attorno al 99 per cento».

Mediamente, in un anno, quante persone portate agli avvistamenti?

«Ci sono mesi migliori o mesi peggiori ma in media circa 500 persone al mese, quindi seimila circa in un anno».

Cosa si può vedere?

«Ci sono specie residenti e specie migratorie o in transito: globicefali, delfini tursiopi, delfini comuni, capodogli, balene col becco, balene Bryde, stenelle, balenottere comuni (le seconde più grandi dopo la balenottera azzurra)... Abbiamo la possibilità anche di fare ascoltare i suoni emessi dai cetacei con una strumentazione particolare che li raccoglie sott’acqua. A ogni nostro ospite regaliamo poi le foto, materiale che condividiamo anche con organizzazioni ambientali e università. Ci teniamo molto alla collaborazione con istituti di ricerca e associazioni ambientali e siamo anche certificati (in particolare anche con la World Cetaceans Alliance) e membri della carta di sostenibilità per l’avvistamento di cetacei. Spesso ci capita anche di tirare su delle tartarughe ferite o impigliate in reti o sacchi per consegnarle ai centri di recupero».

Da dove arrivano i vostri clienti?

«D’inverno principalmente inglesi, tedeschi e francesi. Ma arrivano molte persone anche dall’est Europa e dall’Italia. Ultimamente anche dagli Stati Uniti. Del resto qui a Tenerife il clima è molto favorevole e si fa il bagno anche in gennaio! Grazie anche alla presenza del vulcano Teide (poco più di 3700 metri di altitudine), ci sono tanti microclimi e il paesaggio cambia di continuo. D’estate poi ci sono soprattutto spagnoli».

Pensi che un giorno tornerai a Rimini?

«Non lo so. In questo momento qui le cose stanno andando bene, ci piace molto e qui si sta sviluppando la nostra vita. Non so se mai torneremo ma di sicuro faremo un po’ avanti e indietro perché non possiamo abbandonare la nostra città di origine per tanti motivi, a cominciare dal legame che ci unisce ai nostri familiari».

Newsletter

Iscriviti e ricevi le notizie del giorno prima di chiunque altro Clicca qui