Giacomo Filippi: una passione per lo sport spenta dal disastro di Ustica
Il 27 giugno 1980 sul cielo di Ustica veniva abbattuto il Douglas DC-9 della compagnia Itavia decollato dall’aeroporto di Bologna e diretto a Palermo. Nella strage persero la vita tutti gli 81 occupanti, tra cui l’imprenditore romagnolo Giacomo Filippi. Alla sua memoria Forlimpopoli (dove era nato il 2 maggio 1933) gli ha intitolato lo stadio comunale, come per una tragica analogia lo stadio di Forlì è dedicato a Tullo Morgagni, vittima di un incidente aereo molti anni prima (1919).
Filippi aveva 47 anni e lasciava la moglie Dea Savorelli e due figli, Mario di 23 anni e Stefano di 16, che lo aiutavano nell’azienda di famiglia, dedita alla vendita all’ingrosso di carni fresche e surgelate, ubicata in Via Ravegnana (dove oggi si trova la palestra “Record”) e contava un centinaio di lavoratori.Per concludere degli accordi commerciali per la fornitura a catene alberghiere, Filippi aveva fissato un viaggio di lavoro in Sicilia, della durata di un paio di giorni. Avrebbe dovuto accompagnarlo il figlio Stefano, che aveva già acquistato il biglietto, ma alla fine rimase a Forlì, impegnato nel lavoro dell’azienda. L’aereo, con a bordo Filippi, si era alzato in volo da Bologna con un paio di ore di ritardo, ma non arrivò mai a destinazione perché poco prima delle 9 di sera precipitò nel mar Tirreno. Inizialmente la causa venne attribuita ad un cedimento strutturale del velivolo (che portò al fallimento della compagnia aerea), ma con gli anni emerse un’altra verità (nonostante i tentativi di insabbiamento) ovvero che l'apparecchio fu abbattuto da un missile lanciato da un aereo militare impegnato in un’azione di “guerra non dichiarata” nei cieli italiani. Una tragedia che, oltre ad essere stato uno dei più gravi disastri aerei italiani, è diventata una delle pagine più buie della Repubblica.
A Forlì la famiglia di Filippi, che quella sera non aveva seguito gli ultimi notiziari prima di andare a dormire ed era rimasta d’accordo che si sarebbero sentiti telefonicamente l’indomani, apprese la terribile notizia solo la mattina seguente, informata da un loro amico presentatosi presso la loro abitazione. Il suo corpo fu tra i numerosi che non furono mai ritrovati, come pure i suoi effetti personali. Una lapide in sua memoria si trova comunque al cimitero di Forlimpopoli. Stefano, il figlio minore di Filippi, è il vice-presidente della “Associazione parenti delle vittime della strage di Ustica”.
Appassionato di calcio
Il cavalier Filippi, oltre ad essere un imprenditore, era un grande appassionato di calcio, sia come tifoso (interista) sia come dirigente, distinguendosi per la sua generosità e passionalità, ma anche per un carattere esuberante e apparentemente burbero. Nella stagione 1968-’69 diventò il Commissario Straordinario dell’Ac Forlì, incarico affidatogli dal Commissario prefettizio del Comune di Forlì, Emanuele Lo Perfido, e dal presidente della provincia Silvano Galeotti, vista l’impossibilità a costituire un nuovo Consiglio direttivo, dopo il mancato passaggio societario a favore di Silverio Spazzoli e l’inevitabile crisi del sodalizio biancorosso. Una crisi che a livello sportivo precedette la retrocessione dei galletti in serie D. Filippi rimase al vertice del Forlì per quattro anni, senza riuscire a risalire in serie C, e nel 1972 gli subentrò Nicola Noneletto nuovo presidente del club. Il suo impegno come dirigente nel mondo del calcio proseguì, qualche anno più tardi, a Forlimpopoli che in sua memoria, il 12 dicembre 1998, gli ha intitolato il campo sportivo comunale di Viale Matteotti (sulla vecchia Via Emilia) dove dal 1950 hanno casa i Leoncelli bianco-blu.Qui, dietro all’edificio dell’ex Gil (oggi Istituto di istruzione superiore), il Forlimpopoli avrebbe dovuto giocare già a metà degli anni ’30 quando fu costruita la Casa del Balilla, il cui progetto iniziale prevedeva l’annesso campo da gioco, che tuttavia all’epoca rimase sulla carta. I locali della Casa del Balilla (dal 1937 Gil) furono, comunque, utilizzati come spogliatoi dalle squadre che poi si trasferivano per la partita sull’altro lato di Via Duca d’Aosta, dove sorgeva il campo da calcio di Forlimpopoli, presso l’ex Foro boario (oggi Piazza Trieste). Prima ancora, negli anni ’20, si giocava sul terreno situato nella zona dove poi fu eretta la torre dell’acquedotto.Nel 2011 anche Forlì ha voluto ricordare Giacomo Filippi dedicandogli una via nel quartiere San Giorgio.