Faenza, metteva il veleno nel caffè dell'ex moglie: «Voleva farmi sparire»

Faenza

Minacce come «ti sfondo la porta», «fai come dico io o ti seppellisco viva», «ti faccio sparire»: frasi che si sarebbe sentita ripetere più volte dall’ex marito Remigio Scarzani, il cuoco faentino 48enne a processo per tentato omicidio con l’accusa di avere provato ad avvelenare i caffè serviti alla donna con un mix di farmaci sul finire dell’estate del 2021. Nel primo pomeriggio di ieri la donna, tutelata dall’avvocato Laerte Cenni, è stata chiamata a testimoniare in un’aula a porte chiuse davanti al collegio penale presieduto dalla giudice Cecilia Calandra. Presente anche il sostituto procuratore Cristina D’Aniello.

Maltrattamenti e umiliazioni

Un racconto, quello della parte offesa, in cui è emersa una sequenza agghiacciante di angherie, maltrattamenti e umiliazioni che sarebbero stati perpetrati su di lei da Scarzani a partire dal 2015. E il 2015 è anche l’anno in cui, secondo la deposizione dell’ex moglie, il cuoco avrebbe iniziato una vera e propria convivenza con un’altra donna. «Aveva una vita parallela di cui non sapevo nulla», ha riferito la parte offesa, così come nessuna delle due sarebbe stata a conoscenza dell’esistenza dell’altra. Un nodo che, però, era venuto al pettine quando nel 2017, anno della separazione, l’ex moglie di Scarzani, notando l’arrivo di un messaggio sospetto sul cellulare dell’uomo, aveva deciso di salvare il numero nella propria rubrica per contattare in un secondo momento la presunta amante e fissare un incontro. Quando le due si sono viste, è arrivata una nuova, amara sorpresa: l’altra donna era incinta.

La relazione continua

Chiusa la relazione segreta, Scarzani aveva continuato a frequentare l’ex moglie, che ieri in aula ha raccontato di come, a partire dal 2018, il rapporto fra i due fosse ulteriormente peggiorato: «Ha cominciato ad essere più aggressivo, mi diceva che ero sua e che dovevo solo andare a lavorare e stare a casa». Una casa di cui Scarzani non aveva le chiavi, e così a farlo accedere era la donna stessa, intimorita da possibili reazioni: «A volte – ha detto – non lo facevo entrare e lui aspettava tutta la notte. Lo ritrovavo davanti alla porta di mattina, quando andavo a lavorare». Una situazione che si sarebbe trascinata anche durante il periodo delle quarantene Covid, dopo il quale, però, la donna avrebbe notato un repentino cambio di atteggiamento da parte dell’ex marito: «Aveva iniziato a essere più gentile, veniva spesso e preparava per me la tazzina del caffè con lo zucchero». Era l’estate dell’anno scorso, e contemporaneamente la donna aveva iniziato ad avvertire strani sintomi: spossatezza, perdita della memoria, problemi agli arti e agli occhi. Gli stessi sintomi, ma più intensi, ha detto, che le provocava un anticoagulante assunto regolarmente. E proprio le tracce di questo farmaco, oltre che di un vasodilatatore usato da Scarzani, sono state rintracciate, mescolate allo zucchero, all’interno delle tazzine di caffè. A conservarne il contenuto è stata la donna, insospettita da alcuni rumori uditi una mattina dietro la porta della cucina, «come se stesse schiacciando qualcosa»: da qui la denuncia, presentata ai Carabinieri di Brisighella il 21 settembre 2021 dopo essersi consultata con il proprio medico.

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